È Ancora Scuola?
Il 1° Orrore è la burocrazia. A inizio anno dobbiamo redigere il programma. Dopo aver fatto l’elenco dettagliato di argomenti e sotto-argomenti, a fianco di ognuno vi sono tre caselle etichettate “conoscenze”, “competenze” e “abilità” da riempire in burocratese. Personalmente una laurea in fisica non mi è stata sufficiente a comprendere cosa vi si debba mettere, così il mio sforzo è sempre stato quello di scopiazzare qui e là dai documenti degli anni precedenti cambiando opportunamente le parole. E comunque, rivolgendomi a colleghi più anziani, mi è stato risposto che più o meno tutti fanno la stessa cosa. Sotto agli argomenti si devono poi mettere i metodi, i mezzi e perfino i luoghi, aula compresa. E ciò che viene messo in previsione, dev’essere riscritto a fine anno in conferma. Per finire si deve redigere una scheda di particolarismi ed eccezioni per ogni alunno segnalato dall’ULSS, e si consideri che allo stato attuale in un Istituto Professionale ciò può riguardare il 60% degli studenti di una classe. Anche qui si lavora in previsione; dopodiché, per ogni compito in classe, si deve aggiungere una scheda di conferma.
Una gran parte di questo numero è certamente dovuta all’eccesso di cortisolo in gravidanza e alle amorevoli “cure obbligatorie” dei primi mesi di vita; altri contributi vengono invece da genitori apprensivi e psichiatri compiacenti che uniscono le forze per facilitare il percorso al figlio. Che poi “facilitare” è ironico, visto che poi dovrà entrare a lavoro come tutti gli altri ma con meno preparazione.
Altro dramma burocratico sono i voti. Anche qui c’è una tabella a quattro colonne con descrittori e ammennicoli per ogni valore da 1 a 10, anche questi in una lingua che il mio cervello si rifiuta di imparare. Per costruire questa scheda si indicono almeno tre riunioni pomeridiane ad inizio anno, con possibili riunioni extra in itinere per le revisioni. Poi, teoricamente, per ogni valutazione si dovrebbe valutare attentamente che quanto svolto dallo studente nel compito implichi tutta la serie di traguardi presenti nella scheda; cosa che si facesse per davvero richiederebbe 45 minuti di correzione per il singolo compito. La realtà è che tutti sgattaiolano, e ciononostante la burocrazia riesce ad occupare il 75% dell’impegno di un insegnante. Si aggiungano le innumerevoli riunioni, variabili tra Consigli di Classe, Consigli di Dipartimento e Collegi Docenti. Quest’ultimi in particolare sono uno spasso: ogni volta viene convocato l’intero corpo docente, benché i comunicati riguardino in genere una dozzina di persone, variabili da incontro a incontro. Il resto si porta libri da leggere, gioca col telefono, chiacchiera col vicino o si porta i compiti da correggere, costretto per 3-4 ore sulle sedie più scomode del pianeta, irritato da come sta sprecando l’esistenza.
Come se non bastasse, di solito il preside aggiunge degli “incontri di formazione” che servono solo a far salire il suo punteggio e farlo salire nella graduatoria per il provveditorato. Di certo presenziare ad un tizio raccomandato che legge delle slide non ha mai contribuito alla mia formazione. Ad uno di questi incontri ho sentito che il lavoro più importante per un insegnante sarebbe “mettere i voti”. Follia totale.
Si consideri come tali commedie rubino tempo alla preparazione delle lezioni, che ci si trova spesso a fare di fretta e meccanicamente, quando richiederebbe calma e passione.
Il lavoro in aula può essere ancora piacevole per chi possiede sufficiente empatia. Ma vi è un problema di autorità. La parola dell’insegnante può essere smentita in qualunque momento da quella del preside o addirittura del genitore, perdendo credibilità. Vi è infine divieto assoluto di esprimere la propria opinione ogni qualvolta essa diverga dal pensiero dominante; si è persino costretti a prender parte ad attività di condizionamento mentale in favore del sistema, divenendo complici della distruzione di una generazione, pena il licenziamento.
I programmi infine non hanno alcun significato. La scuola dovrebbe insegnare come dall’esperienza e dai documenti si traggano le conclusioni, dovrebbe incentivare il dibattito e il pensiero autonomo. Al contrario si danno nozioni da imparare a memoria, che lo studente dimentica nell’arco di poche settimane, con poche eccezioni che riguardano argomenti oggetto di passioni o che vengono applicati necessariamente nel lavoro. Non vi è nessuna istruzione per la vita pratica: non si insegna ad aprire una partita Iva od un mutuo, non si insegna a stirare o fare una lavatrice, non si insegna come fare piccole riparazioni, cucinare, usare il trapano, … E non vi è nessuna istruzione per la vita emozionale: non si insegna a gestire le emozioni, non si insegna ad affrontare una nevrosi o psicosi, non si insegna a meditare e non si trasmette il valore di una vita sana. Si consideri inoltre che spesso i docenti sono dei millennial frustrati che non hanno nulla da trasmettere nemmeno tramite l’esempio, quando invece ciò che servirebbe ai Gen. Z sarebbe l’entusiasmo di chi vive per le proprie passioni.
Quei pochi validi sono disincentivati ad interessarsi delle vite private degli studenti. Non solo si può rischiare un richiamo per aver sospeso il programma anche solo per un’ora. (Un’ora spesa ad ascoltare è considerata uno spreco di soldi pubblici, mentre il caviale gratis per i parlamentari non pare turbare nessuno.) Il richiamo potrebbe venire da genitori appunto ligi all’obbligo professionale, così come da genitori infastiditi dal nostro mettere il naso dove non ci riguarda. Il che è assurdo, considerato che per riuscire a trasmettere qualcosa è assolutamente necessario entrare in sintonia con l’allievo. Per la cronaca, tre richiami portano al licenziamento.
Infine si consideri che per entrare di ruolo è necessario comprare 60 crediti universitari. È ben noto, tutti li comprano. Non c’è il tempo per ottenere l’abilitazione regolarmente mentre si lavora. Peraltro il prezzo d’acquisto è irrilevante in confronto alla tassa statale che si aggira sui 2500 euro. Dopo l’abilitazione si partecipa al concorso (pagando la marca da bollo) e se si vince c’è l’anno di prova, durante il quale il candidato deve sobbarcarsi un’enorme quantità di lavoro extra sotto il ricatto di venire scartato.
Si consideri infatti che oltre alle mansioni obbligatorie ci sono dei compiti che sono facoltativi sulla carta, ma che qualcuno deve pur fare, e questo qualcuno è sempre il più debole, immancabilmente sotto ricatto e gratis. C’è il coordinatore di classe, c’è l’accompagnatore alle gite (che ci va gratis ma accetta di finire in galera se un minorenne si fa male), c’è il tutor, c’è il coordinatore di dipartimento, l’orientatore e, ciliegina sulla torta, quello che fa Educazione Civica. Forse non è noto, ma qualche anno fa è stato introdotto l’insegnamento (obbligatorio) dell’Educazione Civica senza prevedere un insegnante specifico. Così la si insegna a caso, secondo il metodo “scarica-barile”, senza che nessuno sappia esattamente cosa sta facendo e senza la minima voglia di farlo. Però c’è il voto. E tuttavia gli studenti non sono completamente scemi, e si accorgono che nemmeno il professore vorrebbe essere presente al proprio insegnamento, sicché non sono certo motivati ad impegnarsi.
Insomma, di fronte ad una classe insegnante demotivata, sottopagata, stressata, umiliata e priva di empatia, cosa pretendete possa uscire dalla scuola di oggi? La risposta è che ne esce esattamente ciò che il governo vuole, ovvero soggetti lobotomizzati, incapaci ad opporsi, incapaci di ragionamento critico, privi di un buon esempio e soprattutto impreparati alla vita.
Un plauso alla scuola va anche per la sua capacità di farti odiare quell’attività meravigliosa che è la lettura. Se devi leggere quel che scelgono Loro, se devi farlo dopo che hai dedicato ore ai loro inutili compiti per casa, se devi farlo con l’angoscia di compilare schede prive di significato, evidentemente la direzione è tracciata. Del resto, cosa c’è di meglio di un popolo che non si informa, che non corre il rischio di conoscere, di sapere cosa o chi c’è dietro a tutto questo, che non si chiede perché lavorare 8 ore quando ne basterebbero 4 (che non si chiede dove spariscono i soldi), che non si avvicina alla Verità?
Mi aspetto almeno di trovare presto una lapide alla quale inginocchiarmi, perché la scuola è morta. Eppure nessuno sembra essersene accorto.