“La pace incomincia dall’utero”, seguendo Eva Reich
di Margherita Tosi
Contributo n.14 da E. Del Giudice, A. Giasanti, L. Marchino (a cura di),
Essere Umani: Prospettive per il Futuro, FrancoAngeli 2013
Le richieste che vengono fatte abitualmente agli psicoterapisti per l’infanzia riguardano i comportamenti disturbanti a casa e a scuola dei bambini; il non raggiungimento delle abilità “normali” a quell’età, prima fra tutte il linguaggio e poi i vari apprendimenti. Ed è già gran cosa il fatto di rivolgersi a psicoterapeuti e non a tecnici della riabilitazione, infatti in ogni modo la richiesta che viene fatta è di aggiustare, normalizzare i modi di essere inadeguati. Ci si preoccupa perché il bambino ha scarsa attenzione e quindi è stigmatizzato dalle istituzioni, non sta al passo con le aspettative degli insegnanti e quindi sarà dislessico, disgrafico, discalculico, ecc. Si chiede al terapista di dare al disturbo il nome di una patologia, e una volta fatta la diagnosi, se possibile, normalizzare o in ogni modo scaricare le istituzioni, famiglia e scuola da responsabilità. Se è una malattia, se poi si può dire che c’è una componente genetica tanto meglio, si faccia quel che si può (al bambino naturalmente) noi siamo anche benevolmente disposti a fare qualche cosa, ma fermiamoci qui e speriamo che col tempo il bambino “maturi”! Quasi mai si parla di felicità del bambino e quasi mai si va a cercare la causa profonda. Siamo noi psicoterapeuti che ci occupiamo delle cause antiche e in questo modo perdiamo il tempo che la povera scimmietta potrebbe occupare ad allenarsi e a riallinearsi alle richieste di genitori ed educatori, senza perdersi in quisquilie come esseri umani felici.