Hamas: Israele contro Israele
Da David Icke, Ricordati chi sei, dove vivi e da dove provieni, Macro Edizioni 2013, p. 260- 271
Vuole una mano per distruggere i Palestinesi? Signorsì, mister Rothschild
È impossibile diventare presidente degli Stati Uniti se non si ha il supporto del Comitato americano-israeliano per gli affari pubblici (AIPAC, American Israel Public Affairs Committee). Sembra qualcosa che ha a che fare con il governo, e in effetti, sebbene non ufficialmente, è così. Sotto molti aspetti l’AIPAC è il governo. Si tratta di un gruppo lobbystico sionista rothschildiano, uno dei più grandi d’America, sostenuto da una scorta illimitata di denaro. Pensiamoci per un momento. Una delle maggiori lobby con sede a Washington D.C., forse la maggiore in assoluto, rappresenta gli interessi di una potenza straniera. È praticamente impossibile assicurarsi un’alta carica politica di qualunque tipo se l’AIPAC non concede la sua approvazione ed è una vera lotta persino diventare un membro del Congresso o del Senato se l’AIPAC si oppone. Alan Hart, ex corrispondente della “BBC” e di “Independent Television News”, nel suo libro Zionism: The Real Enemy of the Jews (Sionismo: il vero nemico degli ebrei) scrive: «Gli ebrei costituiscono meno del 2% della popolazione americana, eppure è da loro che arriva il 50% dei contributi per le campagne politiche». Il “Washington Post”, di proprietà dei sionisti rothschildiani, riportò che «tra il 50 e il 70%» dei contributi per le campagne elettorali proveniva da fonti sioniste rothschildiane. La cifra si riferisce in maniera preponderante ai mega-ricchi sionisti rothschildiani e non rappresenta neppure la metà del 70% della popolazione ebraica (Fig. 246). Oltre la metà dei 40 maggiori donatori che nel 2008 contribuirono alle campagne presidenziali di Barack Obama e John McCain faceva parte di multinazionali di proprietà di sionisti rothschildiani. Finanziarono l’uomo che volevano veramente vedere come presidente ma anche il suo avversario, in modo da poter controllare il risultato. I candidati alla presidenza e alla vicepresidenza americana possono anche differire tra loro in qualche dettaglio (anche se sempre meno), ma ogni volta concordano su un punto: Israele ottiene ciò che vuole. E come potrebbe essere diversamente, dal momento che i Rothschild possiedono il governo degli Stati Uniti così come Israele? Il giornalista investigativo Wayne Madsen descrive molto bene la situazione:
«La lobby d’Israele possiede il Congresso, i media, Hollywood, Wall Street, entrambi i partiti politici e la Casa Bianca. Discorsi di questo genere fanno si che la lobby licenzi le persone, come abbiamo visto di recente nel caso della corrispondente dalla Casa Bianca Helen Thomas e del presentatore della “CNN” Rick Sanchez.Tuttavia, molti americani si stanno stancando dell’arroganza della lobby israeliana e dei suoi atteggiamenti fanatici verso chiunque metta in discussione la sua meschina influenza e il suo ridicolo insistere che Israele dev’essere sostenuto per via di qualche antica favoletta…»
Obama è uno schiavo dei sionisti rothschildiani. L’hanno fatto diventare presidente e gli impongono cosa dire e cosa fare. Deve comportarsi da bravo ragazzo e non menzionare mai il sistematico genocidio di un’intera popolazione, i crimini di guerra o lo spregevole trattamento che le Forze di “Difesa” Israeliane (IDF) riservano ai bambini palestinesi (Fig. 247). Nel 2011 il blocco militare di Gaza imposto dagli israeliani portò a un tasso di disoccupazione pari al 45%, uno dei più alti del pianeta. Ma il potere di acquisto della paga percepita da chi invece un lavoro ce l’aveva è precipitato del 34% in cinque anni. Due terzi della popolazione di Gaza è composta da rifugiati. Gaza non ha un aeroporto o un porto marittimo per ricevere rifornimenti. Ogni cosa deve passare attraverso Israele. L’occupazione da parte di Israele della West Bank palestinese include oltre 600 punti di controllo e posti di blocco. Alle ambulanze palestinesi, che trasportano feriti gravi o donne che stanno per partorire, viene invariabilmente impedito di passare. Nel 2001 un’ambulanza palestinese impiegava in media dieci minuti per compiere il suo tragitto. Nel 2011 quasi due ore. Il razzismo di Israele va al di là di ogni immaginazione. La «Associated Foreign Press» ha riferito che Israele starebbe per costruire un “museo della tolleranza” su un cimitero musulmano nonostante le proteste di coloro che lì hanno sepolto la propria famiglia. Un tribunale israeliano ha semplicemente decretato che quello non era più un cimitero. E le salme? Si sono dovute de-manifestare? La macchina dello Stato di Israele è senza cuore o empatia; è violenta, crudele e gongola quando vede soffrire le proprie vittime. Il Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato una legge che impedisce a chiunque di boicottare i prodotti israeliani per protestare contro il fascismo del suo governo, e questo permette alle aziende di citare in giudizio i fautori del boicottaggio pur senza avere alcuna prova di arrecato danno o perdita. La legge si riferisce anche al boicottaggio di merci prodotte illegalmente presso sedi israeliane sottratte con la forza ai palestinesi. Ai boicottatori viene impedito di fare offerte per appalti pubblici e la legge dice: «È proibito intraprendere un’azione di boicottaggio dello Stato di Israele, incoraggiare la partecipazione a un boicottaggio e fornire assistenza o informazioni allo scopo di promuovere un boicottaggio». Fascismo, fascismo, fascismo. Persino un comandante dell’esercito israeliano nel 2011 parlò pubblicamente di “terrorismo ebraico” contro i palestinesi della West Bank occupata da ebrei estremisti insediatisi illegalmente. Il generale Avi Mizrahi disse che l’insediamento di Yitzhar, una delle roccaforti ebraiche più “radicali” (folli), sarebbe dovuto essere chiuso perché era sua opinione che si trattasse di una fonte terroristica contro la Palestina. L’ultra-estremista Avigdor Lieberman, ministro degli Esteri israeliano, vive illegalmente nella West Bank. «Ciò che accade in quel territorio è terrorismo», ha detto il generale Mizhari. I coloni ebrei incendiano le moschee e gli oliveti palestinesi, compiono atti di vandalismo sulle proprietà e uccidono la gente. È questo che i palestinesi devono subire quotidianamente, senza contare le crudeltà costantemente inflitte dall’esercito israeliano. Mentre scrivevo questo capitolo le truppe israeliane sradicavano 300 olivi di proprietà dei palestinesi e dichiaravano quel terreno una zona militare. Proprio così. E ciò accade ogni giorno. Inoltre, una commissione del Parlamento israeliano ha approvato la prima stesura di una legge che costringerà i palestinesi a pagare i costi di demolizione ogniqualvolta le truppe israeliane abbatteranno le loro abitazioni. Dal 1967, anno in cui è iniziata l’occupazione, Israele ha demolito più di 25.000 case palestinesi, il 90% per ragioni “amministrative”. La gente viene accusata di non essere in possesso di un’autorizzazione per vivere in quel luogo oppure l’esercito decide di confiscare quei terreni, Le famiglie che vivevano lì sono diventate dei senzatetto. Sempre a partire dall’occupazione, ai palestinesi non è stato più concesso alcun permesso edilizio. Le case vengono distrutte non ruspe meccaniche vendute all’esercito israeliano dalla Caterpillar Inc., che ha sede negli Stati Uniti. Il governo israeliano ha anche approvato la formazione di un comitato per “ebraicizzare” i nomi delle città e dei siti storici palestinesi ed eliminare così l’identità di un popolo. Si tratta di un vero e proprio genocidio.
Nel 2011 il freddo e insensibile primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu annunciava che intendeva rendere le condizioni dei prigionieri palestinesi ancora più critiche. Si riferiva ai circa 11.000 uomini, donne e bambini palestinesi detenuti nelle prigioni israeliani, molti senza imputazioni di sorta, che si facevano carico del sostentamento delle proprie famiglie. I prigionieri vengono tenuti in isolamento, subiscono controlli notturni e torture, non possono fare il bagno o indossare abiti puliti e viene loro impedito di ricevere visite dai familiari. Niente anima. Nessuna empatia. E tuttavia questo è ancora troppo poco per lo spietato Netanyahu. «Ho deciso di riformare il trattamento riservato ai terroristi incarcerati», dichiarò nel giugno del 2011. «Daremo loro tutto ciò che meritano secondo la legge internazionale ma nulla di più». No, non lo faranno. Il trattamento che Israele infligge ai prigionieri non tiene assolutamente conto della “legge internazionale”. Israele contravviene alla fondamentale decenza umana nel modo in cui tratta (e tortura) i detenuti palestinesi, inclusi i bambini. Sin dall’occupazione di Gaza e della West Bank avvenuta nel 1967, Israele ha incarcerato circa 700.000 palestinesi. È il 20% della popolazione palestinese e il 40% della popolazione maschile. Il sistema dei tribunali militari israeliani controlla i processi, le sentenze e la carcerazione dei detenuti palestinesi e nomina sia gli avvocati dell’accusa sia i giudici. Invece, gli israeliani che vivono in quelle stesse zone sono soggetti soltanto alla legge civile. Sahar Francis, direttore di Addameer, l’associazione che si occupa di diritti umani e del sostegno ai prigionieri, ha detto che le persone incarcerate, compresi i bambini, vengono privati del sonno, ricevono minacce di abusi sessuali e violenze fisiche, e sono costretti a passare lunghi periodi in totale isolamento; inoltre, per estorcere una confessione, li si minaccia di arrestare i loro familiari. E prosegue:
«Specialmente nel caso dei più giovani, li si terrorizza persino prima di giungere all’interrogatorio, così da ottenere più facilmente una loro confessione. A quel punto saranno davvero terrorizzati. Vengono umiliati. Mentre li portano al centro di detenzione iniziano a picchiarli, a prenderli a calci e ad abusare di loro. Questo influisce sulla fiducia [dei detenuti: N.d.A.] e sul modo in cui successivamente verrà condotto tutto l’interrogatorio.
«In alcuni casi si utilizza anche l’elettroshock. Oppure i detenuti vengono bendati e legati alla sedia. Gli si spinge indietro la testa e si inizia a far cadere sul volto l’acqua contenuta in una tazza, una goccia alla volta, e questo dà loro l’impressione di non riuscire a respirare. [La tortura; N.d.A.] è molto comune. Molto comune».
Visto quello che fanno in pubblico, immaginate cosa succede quando nessuno li vede; ma Israele fa ciò che vuole, incontestato. Netanyahu annunciò inoltre che 30.000 palestinesi della comunità beduina sarebbero stati allontanati dalla loro terra e costretti a stabilirsi in zone decise dal governo israeliano. Esattamente,ì. Nessun dibattito; nessun diritto di essere ascoltati. Israele condanna i nazisti in Germania e poi istituisce uno stato fascista. È pura ironia o invece è possibile che la forza che sta dietro i nazisti sia la stessa che sta dietro ad Israele? Io penso di sì, sapete, ed è una forza che inizia con la lettera “R”. Stiamo parlando del medesimo regime israeliano che, secondo quanto disse la prostituta politica e “mutaforma” Tony Blair davanti a un uditorio di sionisti rothschildiani, sarebbe «un modello per questa regione» (ancora, Blair, ancora, sto per avere un orgasmo). «Israele è la terra del popolo di Dio, a eccezione dei palestinesi, e sono orgoglioso di leccare qualunque cosa vogliate così potrò godere della vostra gloria e trovare i vostri assegni nella cassetta della posta» (Ohhhhh, grazie, Blair, con questo sono proprio arrivato all’apice. Ora vai e prepara del tè). Non deve sorprendere il fatto che Blair fosse stato nominato “delegato speciale” per il Medio Oriente per rappresentare le Nazioni Unite, gli USA, l’Unione Europea e la Russia. L’ennesima nomina di un bugiardo parassita sionista rothschildiano per assicurare che la causa di Israele sia la sola a essere promossa. Le Nazioni Unite, gli USA, l’Unione Europea e la Russia sanno tutto questo, naturalmente, ma sono controllate dai Rothschild. Chris Gunness, un portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi, ha detto: «È difficile comprendere la logica di una politica creata dall’uomo che deliberatamente impoverisce così tante persone potenzialmente produttive e ne condanna centinaia di migliaia a una vita di indigenza». Oh, ma la logica è semplice, Chris. L’intenzione è quella di distruggerli, amico. Obama o qualunque altro presidente o primo ministro, cosa dicono riguardo a questo? Nulla. Mentre stavo scrivendo questo libro, Obama ha parlato al Comitato americano-israeliano per gli affari pubblici (AIPAC) delle politiche americane (rothschildiane) per il Medio Oriente. Il primo discorso sull’argomento, appena successivo alla nomina di Obama come presidente, secondo «The Wall Street Journal» è stato scritto da James Steinberg (sionista rothschildiano), Daniel Kurtzer (sionista rothschildiano) e Dennis Ross (sionista rothschildiano). Pensate ci sia una possibilità che il discorso possa essere stato influenzato in qualche modo? Non ci sarebbe da meravigliarsi, visto che la rete dei Rothschild possiede Obama, armi, bagagli e teleprompter, così come Israele: una sua creazione (Fig. 248). Attualmente l’AIPAC è capeggiato da Lee “Rosy” Rosenberg di Chicago, un caro amico e finanziatore di Obama che probabilmente è in ottimi rapporti con Wolf Blitzer (sionista rothschidiano), presentatore di spicco della «CNN» e un tempo portavoce dell’AIPAC nonché corrispondente per il «Jerusalem Post» (Fig. 249). Difficilmente Obama deluderebbe un amico e sponsor come “Rosy” e l’organizzazione che tiene tanto in considerazione (Obama si avvia a vincere una seconda elezione) dicendo qualcosa su Israele che non sia stata pre-concordata. Nel suo discorso all’AIPAC Obama ha detto:
«Sono stato raggiunto alla Casa Bianca dal primo ministro Netanyahu e abbiamo riaffermato quella verità fondamentale che ha guidato i nostri presidenti e primi ministri per oltre sessant’anni, ovvero che, sebbene talvolta potremmo non essere concordi, come può succedere tra amici [sì, certo; N.d.A.], i legami tra Stati Uniti e Israele non si possono spezzare e l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della sicurezza di Israele è inoppugnabile».
Questo oltraggio è andato avanti per più di sessant’anni, perché per tutto quel tempo i Rothschild hanno esercitato il controllo su Israele e sul governo degli Stati Uniti. “Inoppugnabile” significa indipendentemente dalla portata delle atrocità commesse da Israele. Esatto, proprio così. Ecco cos’ha detto Obama su due Paesi che hanno condotto continue e orribili guerre fatte di violenza e persecuzioni, palesi e non, contro la popolazione bersaglio:
«L’impegno dell’America nei confronti della sicurezza di Israele proviene da qualcosa di molto più profondo; e questi sono i valori che condividiamo. Come due persone che lottano per conquistare la propria indipendenza contro opprimenti avversità, noi capiamo che preservare la sicurezza per la quale combatterono i nostri padri dev’esser il compito di ogni generazione. Siamo vibranti democrazie e riconosciamo che le libertà a noi tanto care devono essere costantemente nutrite. E in quanto nazione che ha accolto lo Stato di Israele subito dopo la sua indipendenza, sentiamo un forte impegno verso la sua sopravvivenza come patria forte e sicura per il popolo ebraico».
Se Obama non fosse un narcisista sociopatico, a quel punto si sarebbe sentito soffocare. Ma ormai stava nel mondo delle fate…
«Sappiamo anche quanto quella ricerca di sicurezza possa essere difficoltosa, specialmente per una piccola nazione come Israele con vicini problematici. L’ho visto io stesso. Quando ho poggiato la mia mano sul Muro del Pianto e ho affidato la mia preghiera alle sue antiche pietre, ho pensato a tutti i secoli in cui i bambini di Israele hanno desiderato ardentemente di fare ritorno alla loro antica patria».
Diamine, adesso sono io che mi sento soffocare. Dev’essere perché sto vomitando. Questa «piccola nazione come Israele» ha uno degli eserciti più equipaggiati del mondo, che praticamente viene rifornito dai governi americani e sostenuto economicamente dai contribuenti americani. Come ha detto lo stesso Obama:
«Siccome comprendiamo le difficoltà che Israele sta affrontando, io e la mia amministrazione ci siamo posti la sua sicurezza come priorità. È per questo che abbiamo incrementato la collaborazione tra i nostri due eserciti fino a livelli mai raggiunti prima. È per questo che stiamo mettendo a disposizione dei nostri alleati israeliani le nostre tecnologie più avanzate. Ed è per questo che, nonostante un periodo così duro dal punto di vista fiscale, abbiamo incrementato i finanziamenti agli eserciti stranieri portandoli a livelli record.
«Ciò comprende un supporto aggiuntivo (oltre il normale appoggio militare) per il sistema anti-missile Iron Dome. Si tratta di un poderoso esempio della cooperazione israelo-americana, che ha già permesso di intercettare missili da Gaza e aiutato a salvare le vite di israeliani innocenti. Quindi non abbiate dubbi, manterremo alto il livello qualitativo dell’esercito israeliano».
Il «livello qualitativo dell’esercito» in realtà è il dominio qualitativo dell’esercito israeliano gentilmente concesso dal popolo d’America (a cui non è mai stato chiesto un parere in proposito) e da un vasto numero di persone che versano in condizioni finanziarie disperate. Case per gli americani? No: bombe per Israele. La verità è che il governo americano non intende fare ciò che è meglio per la sua gente. Il ruolo del governo (di tutti i governi) consiste nell’adempiere alle richieste e fare gli interessi della rete rothschildiana che possiede e controlla Israele. Comprendere questo fatto permette di capire più facilmente perché la priorità delle amministrazioni americane non è quella di fornire case agli americani ma bombe a Israele, per minacciare, torturare e uccidere palestinesi indifesi.
Genocidio Sistematico
Osservate le cartine della Fig. 250. L’area più scura a sinistra è la terra palestinese prima della campagna di terrore che nel 1948 portò alla violenta creazione di Israele; a destra la terra palestinese nel 2000. Oggi ce n’è ancora meno poiché i “coloni” ebrei, incitati e assistiti dal proprio governo, hanno sottratto sempre più territori, abbattendo con i bulldozer le case dei palestinesi e costringendoli ad andarsene. Questo è genocidio , ovvero “il sistematico ed esteso sterminio, effettivo o tentato, di un intero gruppo nazionale, razziale, religioso o etnico”. Obama non ha mai parlato di questo argomento perché se lo facesse cadrebbe in disgrazia; e lui lo sa bene (Fig. 251). Nel 2011 Obama disse che i confini di Israele e Palestina avrebbero dovuto essere riportati a com’erano prima del 1967; ma questo discorso-spazzatura aveva il solo scopo di dire ai musulmani ciò che volevano sentirsi dire come parte di un’operazione globale ben più ampia. Obama sa fin troppo bene che Israele non acconsentirà mai a tornare ai confini originari o a qualunque altra cosa del genere. Il finto “contrasto” tra lui e lo spietato primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di tanto in tanto viene fatto circolare tra i media per vendere una menzogna, ovvero che Obama sta dalla parte del mondo islamico. Da almeno trent’anni ripeto che Israele non è interessato a una “soluzione pacifica”. I sionisti rothschildiani vogliono tutto, e questo significa la distruzione sistematica del popolo palestinese (Fig. 252). Devono guadagnare tempo per far sì che ciò accada e nel corso dei decenni è proprio a questo che sono serviti i vari “negoziati di pace”, “piani di azione” e “colloqui su colloqui”: guadagnare tempo. Indipendentemente da ciò che offrono i palestinesi, e hanno veramente ben poco di prezioso da offrire, ci sarà sempre un motivo per cui Israele non lo accetterà. Ogni volta c’è qualche nuova richiesta, così com’è stato fin dall’inizio. L’unica concessione a cui i fascisti del governo israeliano sono interessati è che i palestinesi si tolgano dai piedi una volta per tutte. La maggior parte della gente non lo sa, ma al centro di tutto questo, anche se sotto diverse forme, c’è sempre stato un Rothschild, per la precisione il generale Danny Rothschild. Si unì alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) nel 1964 e quattro anni dopo passò a occupare posizioni superiori (ovviamente) nei corpi dell’intelligence (in altre parole il Mossad, che gestisce ogni cosa). Successivamente Rothschild divenne assistente di Moshe Levi, capo si stato maggiore delle IDF, e fu promosso al grado di generale di brigata e comandante delle unità IDF nel sud del Libano. In seguito divenne anche vice direttore del Direttorato dell’Intelligence Militare e direttore del Dipartimento di ricerca. In quest’ultimo ruolo fu responsabile delle ricerche e analisi sulla “strategia nazionale”, sia dal punto di vista politico che militare, prima e durante la guerra del Golfo del 1991. Dopo la guerra venne promosso generale e nominato coordinatore delle attività governative nei territori, il che significa controllare le terre palestinesi occupate, Gaza e la West Bank. Le azioni e le dichiarazioni politiche di Rothschild rivelano che costui è stato una delle forze principali dietro il trattamento disumano inflitto ai palestinesi, tra cui anche l’uccisione di bambini e il furto delle loro terre. Anche se si è ritirato dalla carriera militare, Rothschild è ancora molto attivo nell’ambito di think tanks come la Banca Centrale di Israele e altre organizzazioni connesse alle attività politiche, finanziarie, militari e di intelligence. Danny Rothschild ha sicuramente giocato un ruolo molto significativo nella strategia del “guadagnare tempo” di cui sto parlando, e l’influenza che esercita sulle politiche israeliane è fondamentale per rappresentare in Israele la sua vile famiglia. Uno dei modi principali con cui gli israeliani temporeggiano su ogni accordo consiste nel dire che non possono negoziare con il governo palestinese perché si tratta di un’organizzazione terroristica nota come Hamas. Beh, che buffo. Israele ha creato Hamas come spauracchio da utilizzare come scusa per non negoziare e quindi avere più tempo a disposizione per terminare il proprio operato.
L’altro spauracchio che sta riemergendo in Medio Oriente per spaventare le persone è chiamato “Fratellanza musulmana”, coinvolta nella “rivoluzione popolare” (certo, come no) in Egitto. Anche la Fratellanza musulmana ha un retroterra interessante. Fu fondata da Gran Bretagna e America nel 1924 dopo il crollo dell’Impero Ottomano ed è tuttora controllata dalle stesse persone, sebbene negli anni abbia servito anche gli interessi di nazisti, israeliani, russi, francesi e tedeschi. Attualmente Israele è tra i maggiori sponsor della Fratellanza musulmana, implicata nella fondazione di Hamas. Robert Dreyfuss è l’autore di Devil’s Game: How the United States Helped Unleash Fundamentalist Islam (Il gioco del diavolo: come gli Stati Uniti hanno contribuito a scatenare il fondamentalismo islamico). Dreyfuss scrive: «Dal 1967 fino alla fine degli anni Ottanta Israele ha aiutato la Fratellanza musulmana ad affermarsi nei territori occupati. Ha assistito Ahmed Yassin, il leader della confraternita, nella creazione di Hamas, scommettendo sul fatto che il suo carattere islamista avrebbe indebolito l’OLP». L’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, all’epoca era la più importante rappresentanza ufficiale degli interessi palestinesi. Dreyfuss sottolinea anche che «durante gli anni Ottanta, a Gaza e nella West Bank la Fratellanza musulmana non appoggiò la resistenza all’occupazione israeliana. La maggior parte delle sue energie si riversò nella lotta contro l’OLP, specialmente le sue fazioni più a sinistra, quelle dei campus universitari». Charles Freeman, un tempo ambasciatore per l’Arabia Saudita, disse: «Israele ha dato inizio a Hamas. Era un progetto dello Shin Bet [l’agenzia di intelligence per gli affari interni di Israele; N.d.A.], che sentì di poterlo usare per circondare l’OLP». David Shipler, un reporter del «New York Times», cita quanto avrebbe detto il governatore militare israeliano della striscia di Gaza, ovvero che Israele finanziò i fondamentalisti islamici per osteggiare l’OLP. Ecco le parole si Shipler:
«Politicamente parlando, i fondamentalisti islamici talvolta sono stati considerati utili per Israele, in quanto si scontravano con i sostenitori laici dell’OLP. La violenza tra i due gruppi scoppiava occasionalmente nei campus universitari della West Bank. Il governatore militare israeliano della Striscia di Gaza, brigadier generale Yitzhak Segev, una volta mi raccontò di aver finanziato il movimento islamico come contrappeso all’OLP e ai comunisti. “Il governo israeliano mi ha fornito un budget e il governo militare lo ha dato alle moschee”, ha detto».
L’OLP, capitanato da Yasser Arafat, disse che Hamas agiva con l’appoggio diretto dei “regimi reazionari arabi” insieme agli occupanti israeliani. Arafat dichiarò a un giornale italiano: «Hamas è una creazione di Israele che, all’epoca del primo ministro Shamir, diede denaro a più di 700 istituzioni, tra cui scuole, università e moschee». Arafat disse, inoltre, che il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin aveva ammesso in presenza sua e del presidente egiziano Mubarak che Israele aveva sostenuto Hamas. Le cose vanno così. Ogni volta che si presenta un’occasione per un “accordo sulla pace” che porterebbe a un risultato non voluto da Israele, Hamas o la Fratellanza musulmana (oppure il Mossad) sferrano un attacco terroristico che viene utilizzato come scusa per porre fine ai “negoziati”. Israele ordina ai suoi agenti di Hamas di bombardare l’esercito israeliano con la forza equivalente a quella di una cerbottana per giustificare (come “rivalsa”) il bombardamento super tecnologico e le carneficine perpetrati nei confronti dei palestinesi. I rappresentanti di Hamas che non stanno al gioco di Israele sono quelli presi di mira. Nel 2010 gli agenti del Mossad entrarono a Dubai con falsi passaporti inglesi e, ripresi da telecamere di sicurezza all’interno di un hotel, si recarono nella stanza da Mahmoud al-Mabhouh, un alto funzionario di Hamas, e lo uccisero; subito dopo passarono nuovamente con calma davanti alle stesse telecamere. Le immagini vennero postate su internet e le autorità conoscevano chi aveva commesso l’omicidio ma, come sempre, nulla venne fatto (Fig. 253). Israele fa ciò che vuole, come dimostra anche l’uso illegale dei passaporti britannici; ma a quel tempo il ministro degli Esteri del Regno Unito era David Miliband (sionista rothschildiano, London School of Economics). Il Mossad è attivo in tutte le nazioni più grandi e anche nella maggior parte delle altre. L’ex ministro degli Esteri francese Roland Dumas disse che gli israeliani «in Francia fanno quello che vogliono e controllano l’intelligence francese…».
La bomba di Oslo e l’uccisione di massa avvenuta sull’isola di Utoya il 22 luglio del 2011 avevano impresso il marchio di fabbrica degli esperi rothschildiani del Mossad. I giovani assassinati si erano radunati per un evento del movimento giovanile del Partito laburista norvegese che, stando alle voci, era in procinto di condurre una campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani. I ministri del Partito laburista si erano fatti sentire con forza sul trattamento che Israele riserva ai palestinesi e il governo si era espresso dicendo che avrebbe riconosciuto la Palestina come stato, suscitando le ire di Israele. Sostenere la giustizia verso i palestinesi può equivalere a una sentenza di morte. Nel 2010 i commando israeliani assassinarono sulla nave Mavi Marmara nove attivisti turchi che stavano cercando di consegnare urgentemente dei beni di prima necessità nella Striscia di Gaza occupata da Israele. La nave venne bloccata illegalmente in acque internazionali. Un’inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani rivelò che Israele era colpevole di omicidio premeditato e di inutili brutalità e torture. Nel rapporto si leggeva che c’erano «prove evidenti per sostenere la persecuzione dei seguenti crimini nei termini dell’art. 147 della Quarta Convenzione di Ginevra: omicidio volontario; tortura o trattamento inumano; il fatto di cagionare intenzionalmente grandi sofferenze o di danneggiare gravemente l’integrità corporale o la salute». Ma cosa venne fatto? Nulla. Il rapporto metteva bene in luce i metodi di Israele perché vi si leggeva che «la condotta dell’esercito e di altri funzionari israeliani verso i passeggeri della flottiglia non solo è stata spropositata rispetto alla situazione, ma ha anche dimostrato un’indicibile violenza, totalmente inutile, denunciando un inaccettabile livello di brutalità». Questo è il disgustoso e perverso regime che i leader americani definiscono «l’unica democrazia del Medio Oriente» e che secondo quella prostituta di Blair sarebbe «un modello per la regione». Digitate su YouTube le parole An American Jew Subjected to Torture in Jerusalem (Un ebreo americano sottoposto a tortura a Gerusalemme) e vedrete quanto costoro siano democratici. Nel 2011 si pianificò di far dirigere verso Gaza un’altra flottiglia e il 25% di coloro che si trovavano a bordo era composto da incredibili, fantastici ebrei anti-sionisti pronti a dire: «non in mio nome».
A una nave posseduta in comproprietà da attivisti svedesi, greci e norvegesi che speravano di unirsi alla flottiglia venne tranciata l’elica, un deliberato atto di sabotaggio perpetrato mentre era ormeggiata nel porto di Atene. Il Mossad è qualcosa di patetico, al di là di ogni immaginazione. Sono ragazzotti in pantaloni corti che pensano di essere “veri uomini” (il fatto di essere scarsamente dotati va a ledere la loro autostima). Ma ci sono anche “vere donne” che agiscono come “veri uomini”. Hillary Clinton, la donna-esca sionista rothschildiana e segretario di Stato degli USA, dissuase la flottiglia dal fare rotta verso Gaza, secondo gli ordini impartiti dai suoi capi, da Chateau Rothschild e da Tel Aviv. Disse:
«[…] noi non crediamo che la flottiglia rappresenti un atto utile o necessario a favore del popolo di Gaza. Proprio durante questa settimana il governo israeliano ha approvato un significativo provvedimento per la costruzione di abitazioni a Gaza. A Gaza saranno fatti entrare materiali per l’edilizia e noi non crediamo sia di aiuto la presenza di flottiglie che tentano di provocare reazioni entrando nelle acque israeliane e creando una situazione nella quale gli israeliani avranno poi il diritto di difendersi».
Dunque, innanzitutto è palesemente utile rifornire persone bisognose e in gravi difficoltà a causa del blocco attuato da Israele; secondo, la flottiglia non aveva lo scopo di entrare nelle “acque israeliane”, bensì nelle acque palestinesi al largo della costa di Gaza. Naturalmente la Clinton non menzionò il fatto che gli assassinii a sangue freddo inflitti alla precedente flottiglia erano avvenuti in acque internazionali e contro la legge internazionale. Ma la verità è che esiste una legge per Israele e un’altra per coloro che Israele intende distruggere. Nel 2011 George Papandreou (sionista rothschildiano, Gruppo Bilderberg, London School of Economics), primo ministro greco (nato in America) impegnato a distruggere l’economia del proprio Paese, impoverire il suo stesso popolo e svenderlo alle banche e alle multinazionali rothschildiane, con il suo governo cercò di fermare la flottiglia mentre lasciava le acque greche per dirigersi verso Gaza. Papandreou aveva da poco ricevuto una visita di Netanyahu nonché i suoi ordini. Il tema del “diritto di Israele a difendere sé stesso” è già stato utilizzato come scusa per le carneficine di civili palestinesi e si pianifica di riciclarlo costantemente per giustificare la “prima mossa” da parte di Israele, ovvero attaccare prima di essere attaccati, quando invece l’“avversario” che si sta prendendo di mira non aveva alcuna intenzione di farlo. Praticamente la si potrebbe chiamare una “rivalsa anticipata”. Ci sono persino campagne condotte da americani contro l’apartheid israeliano e americani che finanziano abusi nei confronti di cittadini colombiani, arrestati e portati dinanzi al grand jury per aver fornito supporto a “organizzazioni terroristiche straniere”. A questo proposito il governo degli USA ha esteso drasticamente la definizione di ciò che costituisce un supporto materiale a tali organizzazioni. Condurre pacificamente campagne in nome della giustizia e viaggiare per incontrare persone palestinesi e colombiane vittime di angherie viene ritenuto “supporto materiale al terrorismo”, ma bombardare innocenti in Libia è compiere il lavoro di Dio. Abbiamo la stessa influenza sionista rothschildiana anche in Gran Bretagna e in molte altre parti del mondo. Il Canada, ad esempio, è controllato da cima a fondo dai sionisti rothschildiani. La versione britannica dell’AIPAC è la rete degli Amici di Israele, presente in ogni partito politico; un’indagine rivelò che l’80% dei membri del Parlamento del Partito conservatore (attualmente al potere) era composto da Amici di Israele. L’obiettivo dichiarato è sempre quello di appoggiare qualunque cosa vada bene per Israele (o meglio, per i Rothschild che ne sono proprietari). Il primo ministro britannico David Cameron è un sionista rothschildiano, così come lo è anche il leader dell’“opposizione”, il laburista Ed Miliband, che ebbe il posto dopo una campagna in cui il solo altro candidato “serio” era suo fratello David Miliband (sionista rothschildiano). Gli ebrei che vivono nel Regno Unito (e molti non sono sionisti rothschildiani) sono soltanto 280.000 su una popolazione nazionale di 62 milioni di abitanti. Un importante finanziatore di Cameron e del suo Partito conservatore è stato il miliardario Poju Zabludowicz, commerciante di armi, che ha anche fatto delle donazioni agli Amici di Israele conservatori. La forza manipolatrice più influente nel governo di Tony Blair e Gordon Brown era Peter Mandelson (sionista rothschildiano), che ostentò il suo stretto legame con i Rothschild trascorrendo le vacanze nella loro tenuta sull’isola greca di Corfu. I Rothschild controllavano Blair così come anche Bill Clinton e George Bush junior (Fig. 254). Questo stesso legame portò Blair a trascinare la Gran Bretagna in guerra per sostenere entrambi i presidenti, a loro volta sollecitati da Israele (i Rothschild). I Rothschild orchestrarono le invasioni dell’Afghanistan e dell’Iraq, la guerra al terrorismo e la conseguente giustificazione: l’“11 settembre”.